L’importo della ristrutturazione da 20 milioni di euro e una durata di dieci anni è stato annunciato mercoledì dal sindaco di Bologna, Matteo Lebor. In conferenza stampa ha dichiarato: “Ci sono voluti dieci anni per il recupero definitivo della Torre di Pisa. Non abbiamo motivo di credere che ci vorrà meno tempo.
La Caricenda è uno dei monumenti più amati dai bolognesi. La torre fu completata intorno al 1100 ed è alta 48 metri. Caricenda è accanto ad Asinelli, che è alto il doppio. Lo scrittore, poeta e filosofo morale italiano Dante Alighieri descrisse già la torre nel suo libro. Divina CommediaLa terza e ultima parte apparve nel 1321.
Inclinazione: 4 gradi
La torre prende il nome dalla famiglia che ne promosse la costruzione. Insieme alla Torre degli Ascinelli, di vent’anni più giovane di lui, l’edificio risale a un’epoca in cui le famiglie più ricche della città cercavano di superarsi a vicenda erigendo difese sempre più alte alla periferia di Bologna.
Inizialmente, Caricenda si allungò in aria per 40 piedi. Ma la sommità fu demolita nel XIV secolo perché la torre era già inclinata in avanti per cedimenti. Costruito su una fondazione di 7 x 7 metri, l’edificio è costruito con roccia stagionata. Durante il Medioevo vi si trovava una fucina. Calore e fumo hanno causato danni dall’interno della torre.
Ora la pendenza è aumentata a 4 gradi. La torre è alta 3 metri, poco più alta della Torre Pendente più famosa d’Italia. “È un’eredità che abbraccia secoli”, ha detto il sindaco Lepore.
Recupero e resilienza
Caricenda ha fatto notizia all’inizio del mese scorso perché la torre tremava violentemente. In via precauzionale l’amministrazione comunale ha transennato l’area attorno all’edificio. Il pericolo di un crollo imminente non c’è, ma Bologna vuole soprattutto evitare che macerie cadano su residenti o turisti. Quest’ultimo gruppo può tranquillamente salire: la torre è chiusa ai visitatori.
Il consiglio comunale ha recentemente ricevuto 5 milioni dal Fondo per la ripresa e la resilienza, istituito dal governo di Roma con i finanziamenti dell’UE. Il denaro è stato donato per riparare i danni causati all’economia e alla cultura dei paesi membri dalla pandemia del coronavirus.
Il comune di Roma ha chiesto all’UNESCO di iscrivere le sue ‘torri gemelle’ nella lista dei beni culturali.
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