A poco a poco è diventato uno spettacolo quotidiano nel ciclismo contemporaneo. In quasi tutte le salite gli spettatori si mettono in fila e ci sono sempre dei pazzi che non deludono i corridori. “La professionalità è assolutamente necessaria, perché al momento tutti stanno facendo qualcosa”, afferma Jan Baklantz.
Difficilmente potrebbe essere più professionale in cima all’aria.
I fan di tutto il mondo, preferibilmente vestiti nel modo più vistoso possibile, possono tornare sul percorso dei motociclisti senza ostacoli. Per finire, due motociclette hanno bloccato Pogacar Road.
Ma secondo Johan Museeuw, quest’ultimo è stato dovuto anche a un numero eccessivo di fan. “C’erano di nuovo troppe persone su quella scalata”, ha osservato. “Hanno davvero bisogno di fare qualcosa al riguardo.”
“Hanno urgentemente bisogno di limitare il numero di persone ammesse in fondo ai pozzi”, continua. “Dove siamo passati, c’erano di nuovo 3 o 4 file”.
Jean Baclantis vede un doppio problema. “Troppe mosse, non abbastanza freccette.”
Il responsabile alla fine scappa di nuovo dal ballo.
“Per ogni 100 sostenitori presenti, almeno la metà fa un ulteriore passo avanti”, continua Baklantis.
La frustrazione per il problema è chiaramente alta tra i relatori di Vive le Vélo. Anche il regista lo mette in onda.
“Prima di tutto, questo regista francese ha già perso la battaglia dei secondi extra, ma è anche quello che deve mandare avanti il suo motore”, puntualizza Carl Vanyukerke. “Questa è una partita truccata”.
Nel frattempo, è stata inflitta una penalità ai motori. Non sono autorizzati a correre domani. “Ma questo è solo alla ricerca di una casa nera”, dice Baklantis.
“La persona responsabile alla fine scappa di nuovo. ASO è chiaramente responsabile di questo, ma ovviamente non si impiccherà.”
A causa dei numerosi fan e motori, Pogacar e Vingegaard non sapevano dove andare.
Linee di gesso per professionalità
Comunque, sono solo esempi di un problema molto più grande.
“Non ci sarà mai una soluzione strutturale”, si lamenta Baklantis. “Le soluzioni, come mettere nadars, sono comunque facili.”
“In realtà penso che faccia parte dello sport”, suggerisce il nutrizionista di Jumbo-Visma Ien Vitse. “Mantenere le masse in un certo senso è la bellezza del ciclismo”.
“Ma poi dobbiamo chiederci se vogliamo essere uno sport professionistico o un folklore”, ribatte Baclantis.
Se fosse la Champions League, nemmeno io sarei in campo.
“C’è una crescente professionalità all’interno delle squadre”, continua l’ex ciclista. “Ma ora questo deve essere fatto anche all’interno di organizzazioni concorrenti”.
“Devono esserci linee guida in base alle quali devi svolgere il tuo lavoro. E in questo momento non è così, perché tutti stanno facendo qualcosa”.
“Se questa fosse la Champions non sarei in campo neanche io. E’ come se Ronaldo dovesse calciare un rigore in finale e poi ci fermiamo tutti sul grande rettangolo”, conclude.
Un confronto sorprendente per spingere il problema sotto gli occhi del pubblico. Anche se ovviamente Pogacar e Vingegaard hanno fatto più che semplici calci di rigore durante il Tour.
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