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Il prete che rifiutò di tacere fu assassinato 30 anni fa

Il prete che rifiutò di tacere fu assassinato 30 anni fa

Storia di un prete Giuseppe “Pepe” Diana Si legge come una storia cristiana contemporanea di passione.

Da giovane sacerdote, invitò la comunità di Casale dei Principe, a nord di Napoli, a resistere alla “dittatura armata della camorra”. La mafia ha dominato la vita sociale, politica ed economica della regione italiana della Campania come struttura parallela fin dal XVIII secolo.

Durante la messa di Natale del 1991 lesse una lunga dichiarazione contro la camorra, il cui titolo divenne famoso: “Per amore del mio popolo, non resterò in silenzio”.

«Oggi la camorra è diventata una forma di terrorismo che incute paura, impone le proprie leggi e vuole essere parte integrante della società campana… Chiediamo alla Chiesa di non abbandonare il suo ruolo profetico e di fare appello alla capacità di generare un nuovo coscienza caratterizzata dalla giustizia, dalla solidarietà e dai valori morali e civili.

Il sacerdote ha trasformato le sue parole in fatti organizzando persone contro la mafia e sostenendo politici e imprenditori disposti ad affrontare le cosche.

I rischi erano chiari a tutti. Un altro prete antimafia, Giuseppe “Pino” PuglisiFu ucciso a Palermo nel settembre 1993.

Il 19 marzo 1994 un sicario della camorra entrò nella sagrestia della chiesa di San Nicola. Ha sparato cinque colpi al sacerdote che si preparava a presiedere la messa delle 7,30. Giuseppe “Pepe” Diana morì sul colpo. Aveva 36 anni.

Il giorno dopo venne il Papa Giovanni Paolo II Omaggio a Diana nel suo angelico discorso di mezzogiorno.

“Chiedo al Signore di garantire che il sacrificio del Suo servo, come il chicco di grano biblico caduto sulla terra, produca frutti di completa trasformazione, armonia devozionale, solidarietà e pace”.

Bishop lo disse durante il funerale del giorno dopo Antonio Riboldi Da Acera:

“Il prete è morto, ma il popolo è nato.”

Si riferiva alle ventimila persone che affollarono le strade di Casal dei Principe per partecipare al corteo funebre. Un balcone dopo l'altro veniva coperto con teli bianchi in un silenzioso gesto di protesta.

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Trent'anni dopo, Casal di Principe è una città diversa. La criminalità organizzata esiste ancora, ma molte proprietà della camorra sono state confiscate e trasformate in centri comunitari, biblioteche e strutture per i residenti locali. Non tace più ma osa parlare.

Nel 2015 la Diocesi di Aversa ha chiesto al Dicastero delle Cause dei Santi di avviare il processo di beatificazione di Diana. Non ci sono risultati al momento.

fonte: essenza (Inglese)