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“L’ho seguito come una brava scolaretta.”

“L’ho seguito come una brava scolaretta.”

Sono riuscita a salire a bordo della stazione centrale di Amsterdam e durante l’ora e mezza di volo per Anversa ho discusso di copertine, controllato modelli e spuntato tutta la mia lista di cose da fare. È stato prenotato entro tre minuti. Quasi dimenticherai di aver appena pagato 82 € per un biglietto di andata e ritorno. Comunque molto più costoso di un’auto. Anche con l’enorme aumento dei prezzi della benzina. Ma in cambio riceverai anche un viaggio senza stress. Almeno questa era l’idea.

Perché non avevo ancora tirato fuori il portatile quando ho visto un grosso buco nel mio piano: non c’era presa di corrente nello scomparto. Merda. Mi guardai intorno disperatamente. Doveva essercene uno, giusto? Mi sono inginocchiato lungo il corridoio per guardare sotto il sedile. Niente. Non c’era nemmeno il WiFi, quindi ho dovuto crearne uno punto di connessione Inoltre consumerà il mio telefono molto rapidamente. Ok, fantastico. Poi non ero più disponibile.

Nel bel mezzo di una riunione sulle copertine, il mio schermo è diventato nero. In un impeto di ribellione, ho attraversato il treno, con la borsa e il laptop aperti in mano e il caricabatterie sopra, alla ricerca di una presa di corrente. Ho mangiato un boccone in prima elementare. Un po’ scomodo sotto il portapacchi, sopra la mia testa. Una volta collegato, il mio telefono penzolava in aria, ma avevo la corrente.

Forse quando ho visto avvicinarsi il controllore avrei dovuto sentire qualcosa di veramente bagnato, ma ho pensato: forse anche lui pensa che per 82 euro ci si possa aspettare WiFi e presa. Anche in seconda elementare. Ho chiesto se andava bene se spedissi la mia roba e poi tornassi a casa mia. Ma quando mi guardò, notai tutt’altro che comprensione.

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Un segno di disagio. Sospiro. Poi un segnale all’estremità della cabina: “Puoi caricare lì”. Lo seguì come una brava scolaretta. In qualche modo penso ancora che, dopotutto, avrei potuto trascurare la presa nel secondo atto. ma no. Nella zona rumorosa tra le due cabine indicò una presa elettrica sotto un estintore. “Qui? Ma qui non c’è nemmeno una sedia?”

Il conduttore si era già voltato. Quindi rimasi seduto lì per l’ora successiva. Sul pavimento nel corridoio, traballante e scricchiolante. Con le mie penne, quaderni, custodie per laptop e borse sparse qua e là. “Ottantadue euro”, dissi mentre scompariva. Ma la ribellione fu stroncata sul nascere.

Questa colonna proviene da Flair 41-2023.

Marij Fairman vive con Franklin, suo figlio Keanu e sua figlia Liv a Purmerend. Segui Mariji tramite @marije.veerman Su Instagram.

Mariage FairmannDorian Jorn